La grande lezione di Luigi Ghirri è sicuramente quella di guardare “diversamente” ciò che ci circonda, spesso infatti il nostro sguardo risulta in qualche modo corrotto dall’abitudine, dall’ordinario, questo essenzialmente capita perché la quantità di immagini che ogni giorno ci “attraversa” spesso non viene minimamente assorbita, tutto risulta essere estremamente veloce, il mondo perde la poesia, perde il valore dello sguardo ne smarrisce il profumo e come sottolinea Ghirri cancella per sempre quel simbolismo che le nostre esperienze vissute, la nostra cultura e il nostro passato spesso caricano in fotografia.
Fermarsi a guardare; dovrebbe essere questa la parola d’ordine dei giorni nostri, mantra per altro ripetuto da un altro grande della fotografia quale Mimmo Jodice, la cui osservazione lenta di ciò che ci circonda torna rigorosamente alla ribalta nelle sue fotografie.
Anche il mio è un invito a guardare il reale, a restarne affascinati.
Per buona parte del mio cammino fotografico mi sono nascosto dietro ai neri, alle ombre, alla metafisica, all’assenza temporale. E’ arrivato il momento di accendere la luce, di rivelarsi di “aprire” le parti scure, di dare alla fotografia quel colore che merita, denso di sensazioni.. e finalmente riuscendo a fermarsi, facendo decantare le nostre esperienze visive e culturali. In mostra si rivela in alcuni scatti la nostra città “Trapani”, il nostro comprensorio, il bellissimo litorale di San Giuliano ed in aggiunta qualche scena di vita “museale” a Parigi, tratte da un recente viaggio.
La mostra si basa su alcune fotografie che amo definire “rallentate”, su scatti reali, quotidiani, dove il tempo scorre lentamente ed in qualche modo reclamano quella visibilità che l’abitudine sottrae e spegne, alcuni scatti peraltro conditi di sano umorismo che si rivela essere ai nostri giorni vera “ricetta universale” come un altro grande maestro della fotografia recentemente scomparso ci ha insegnato Elliott Erwitt.